francia, parigi. l'onda umana prende tutto, massa a perdita d'occhio (anche se a marzo erano scesi in 3milioni per le strade). primomaggisti "de la realité", un fiume in piena che scardina e porta via, troppi slogan forse ma è la malattia della sinistra anche qui (la gauche) che non ha capito che bisogna far parlare le persone, altro che 2.0!
è questo ciò che colpisce lo sguardo di un italiano venuto qui per respirare aria di rivolta, ma non per istinto di ribellione pseudo-giovanile, quanto per recuperare una dignità libertaria, di pensiero che si tiri fuori dalle bagarre sensazionalistiche di concertoni sponsorizzati da sindacati ormai non più rappresentativi se non di se stessi nè capaci di contrastare veramente il governo "media-dittaturale" italiano, dove lo spazio tra pubblico e privato non esiste più, merito de "le petit duce" dicono i giornali francesi.
quello che colpisce a parigi sono i colori e il cielo terso. mentre gli 8 sindacati, per la prima volta uniti, riescono a portare tutti in piazza. a protestare contro nicholas sarkozy, monsieur le president. per la città della comune, ovunque (dai ragazzi sopra i monumenti "marcos-izzati" per l'occasione, ai café invasi pacificamente) l'integrazione è senza disciplina, festa che da belleville arriva a place de la republique, passando per la sorbonne e i quartieri del centro. succo di zenzero e ibisco ai lati delle strade con le "mama" africane e la musica dei noir desir nell'aria, ad accompagnare un corteo lungo una città splendida e popolare.
desiderio di cambiamento in francia, sarko il piccolo "roi" imborghesito non sta più bene a nessuno, e così i sindacati riescono a portare in piazza lavoratori e sans papier, le tigri dello sri lanka, gli anarchici del Fa e i ragazzi delle banlieue, insieme a manager e fotografi, bellissime modelle giapponesi e bambini traballanti ma "a marcher", compresi gli intellettuali della sinistra utopica, i bobò, e chi si dà un tono in questa città magica che resiste a-priori, resiste per esistere, r-esiste! tous ensemble… in mezzo alle strade grandi di una città che senza retorica si immagina prima ancora di consolarsi, che tira fuori popolo e artigli insieme, nello stesso istante appena scopre un minimo trucco di prestidigitazione del potere. così sarko si becca insulti a ogni passo, qui si ride ancora in faccia ai potenti e ai superbi…
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