free running: l’intervista a sébastien foucan

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Gatto
Danielbn
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Nel free running si corre
attraverso la città, come nel parkour. Entrambe le discipline nascono dalle
periferie, affrontano gli ostacoli per superarli. Ma se il parkour (abbreviato,
pk ndr) è l’art du deplacement, l’arte dello spostamento
efficiente e la fuga; il free running è corsa libera, percorso non definito. Ne
parliamo con Sébastien Foucan, Parigi, 33 anni, fondatore del free running «è
la mia espressione, ed è in qualche modo l’evoluzione del parkour». Foucan è al
IV Raduno Nazionale Parkour (12-13 luglio scorsi) all’Università degli Studi di
Roma Tor Vergata, in collaborazione con FIABA – Fondo Italiano Abbattimento
Barriere Architettoniche. Un doppio evento, l’Italia è l’unico paese ad avere
ospitato quattro meeting consecutivi dedicati alle discipline del pk e del free
running. Ed è la prima volta al Mondo che un campus universitario ospita un
evento simile. Ogni Facoltà cambia uso, ogni complesso diventa uno “spot”,
un’area dedicata ai percorsi.
Come si evolve il rapporto
uomo/città negli attraversamenti urbani? «Il free running è un’operazione di
learning/re-learning, imparare mentre impari, è questione di pratica. Mentre
corro, la città che vedo è un territorio playground (un campo di gioco ndr)
che include tutto: alberi, muri, strada… non c’è limite, e se capisci questo
riconnetti il senso globale della città».
Una filosofia urbana che rimodula
la visione dello spazio «Credo sia un’attitudine allo sguardo. Io sono seduto
qui ma posso sedermi lì, oppure non stare qui. A seconda di dove sono vedrò
alcune cose, non altre. È in questo processo che mettiamo limiti, dimenticando
chi siamo, mentre è importante vedere dove si va, al momento». Aderenza e
tenuta di salto «Nell’attraversamento non posso dire se il prossimo passo sarà
in alto o se sarà un salto, è “solo” il mio prossimo movimento».
Perché la scoperta, nel movimento, diventa presa di spazio?
«La mentalità dell’uomo nello spazio include la grande questione del perché
muoversi, il free running prova a usare l’ambiente in modo non definito, a
seguire la strada, il suo scorrere è un modo per essere se stessi». Ma il
Mercato ha capito le potenzialità del messaggio: Nike, Coca-Cola, Canon, BBC.
Sono molte le aziende che hanno iniziato a interessarsi al free running (Foucan
è il ragazzo di “The Angry Chicken Free Running Nike”, lo spot con la gallina
che lo rincorre per la città ndr). Le software house hanno creato il
gioco Free Running per PS2. E l’industria del XXI secolo, la “creazione
della celebrità”, ha portato Madonna – a Roma il prossimo 6 settembre con il nuovo Sticky
& Sweet Tour
– dopo i video Jump e Hung Up, a chiamare
Foucan per seguire le coreografie  del Confessions Tour
(guarda il video di Jump live). Mentre Hollywood
lo ha voluto nel film 007 Casino Royale. Sébastien è divenuto marchio e
net.

Credi che l’estensione al Mercato di questa disciplina ne
possa corrompere il pensiero? «All’inizio non credevo al business. Poi ho
capito che c’è un modo per usarlo, esiste un’armonia in tutte le cose che va
accettata». E gli sponsor? «è un processo storico della nostra società, ma c’è
business e business e, da quando ho iniziato, questo ha dato più visibilità».
Poi «Ci sarà sempre qualcuno che tenterà di dirti le cose che non puoi fare,
dove non puoi camminare, ed è così anche nel Mercato. Ma i limiti non ci sono.
È il principio dello yin/yang (la filosofia cinese del taoismo ndr).
Bisogna adattarsi alle circostanze, ovunque, il free running è ciò che vedi. E
quindi anche lo show business».
Libertà e comunicazione «Uso le tecnologie, ho un laptop, mi
serve per lavoro e per comunicare ciò che ho la responsabilità di dire. Ma
occorre dosare l’immagine, io ho un agente che garantisce che non diventi una
star afflitta da sovraesposizione». Come si applica e come si sviluppa la
creatività? «Provare a correggere i propri passi. Non è importante la singola
performance, ma l’atto creativo e non ripetitivo del gesto. Il free running ha
contaminazioni con altre discipline, sono differenze che leghiamo in modalità
intra-level. Occorre accettare di essere se stessi, darsi il tempo di capire, e
unirlo con linguaggi diversi».
Condensa in una parola il free running «Libertà e
ispirazione, non solo per me, ma per tutte le persone che lo esercitano e lo
possono trasmettere. Penso che sia come nell’arte, come Van Gogh, dove il
pensiero non è il pittore, è il gesto. Non è solo il valore ma il sistema che
trasmetti».
Rapporto Città-Uomo-Natura «Credo che debba essere fondato
sull’inclusione, esiste un equilibrio per muoversi e uno per definire le
relazioni. Oggi sono spesso conflittuali, ma la Natura è insita anche nei
processi di sviluppo tecnologico dell’uomo e non possiamo dimenticarlo. Forse
per recuperare occorre ripartire da zero, fermarci e ricreare lo “spazio” del
confronto tra tecnologia e uomo. Non è più possibile andare avanti così, e a
volte per rivoluzionare bisogna tornare indietro».
Dal parkour al free running. Dalle periferie, libertà di
movimento e, infine, Mercato. Quale il prossimo salto?

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