foto (c) elisa caldana
John De Leo. Cantante, compositore, performer, è
considerato tra le voci più interessanti del panorama musicale italiano, ma non
solo. Nel 1999 e nel 2001 vince il Premio della Critica al Festival di Sanremo
con i Quintorigo e sempre nel 1999 il Premio Tenco. Molte le collaborazioni “di
confine”: Stefano Benni, Carlo Lucarelli, Stefano Bollani, Paolo Fresu Quintet,
Franco Battiato, Carmen Consoli, Alessandro Bergonzoni… è oggi uno degli
artisti italiani più richiesti all’estero «La
musica non è solo prodotto, ma produzione» e JDL crea la sua identità artistica
attraverso il suono. Nel suo album solista Vago Svanendo (2007,
Carosello Records) si incontrano creatività, jazz, ricerca.
Un lavoro d’autore in cui la trasversalità restituisce e moltiplica il
contenuto.
Come si crea il rapporto tra artista e creatività, in che
modo il mezzo espressivo diviene comunicazione?
«Non so se per un artista esistano regole codificate che
inneschino un processo creativo. Ma non so se rientro nella categoria! Ad
ogni modo l’urgenza dell’idea, quella che per me diviene musica, ha bisogno di
tempo. E il procedimento per avvicinarsi è lungo. Della sua origine resta
solo la fotografia mossa del mio sguardo-verso. Penso esistano due
strade e l’una incontra sempre l’altra: quella del mestiere, dello studio,
del lavoro quotidiano, del documentarsi e quella più rara, l’inaspettata
scintilla, l’intuizione dell’attimo.
Riguardo
la comunicazione credo che per me divenga tale solo se affronto il lavoro
con sincerità. Sono idealista. E poi, per comunicazione s’intende forse
quell’alchimia con il pubblico che potremmo anche definire condivisione? Se è
quella, allora, accetto di essere ri-raccontato,
ridefinito, obbiettato. Il mio
rapporto con il pubblico è di massimo rispetto, e non sta nell’accontentarlo!».
Dall’esperienza musicale, esistono rapporti fra le arti e
link tra contaminazione e linguaggio «L’interazione tra le arti non è una
novità, si perde nella storia. La mia personale ricerca – può essere banale –
corrisponde alla necessità di superare i soggettivi limiti culturali-musicali,
nonché quelli oggettivi propri del linguaggio che utilizzo. L’esperienza
musicale non ha fine. Non in questa vita. Il mio confronto con altri linguaggi
artistici (e più in generale con gli “altri”) non determina mai un
concetto, e non trova mai la soluzione o un unico significato, direi anzi che
amplifica. Il mio Maestro, amico e collaboratore Franco Ranieri dice che
"l’esperienza musicale comincia dall’ascolto. E fruire di un’opera è, a
sua volta, un processo creativo"».
Musica, underground e Mercato «Se per underground
s’intende la cosiddetta musica alternativa – termine che mi fa trasalire –
parliamo di una fascia di mercato con suoi target e cliché specifici. Essere
fuori dal Mercato, oggi, vuol dire non esistere. Pare che se non esiste il
fruitore, non esista l’opera. E’ un circolo vizioso. Non ho più quell’ingenuità
di quando credevo di raggirare il mercato, quella motivazione
adolescenziale del morbo condottiero. Di certo, ci sono dentro. Cerco però di
“ridisegnare” i canoni della nicchia nella quale sopravvivo senza
mortificarmi».
La scelta di raccontare storie con la musica «Da alcuni anni
sono riuscito a far credere a molti di essere un cantante. La voce, lo
strumento che utilizzo, è Il mezzo espressivo che ho deciso sconsideratamente
di usare quando ero più giovane. Generalizzando, si tende ad ascoltare la voce
in una canzone. O il testo. O il tema solistico in un brano jazz. La mia voce,
quella che emette suoni e suoni di parole, non trova senso se non inscritta
in un contesto musicale, se non dialoga con altri strumenti. Per me è
fondamentale la composizione, l’idea di un insieme. Nelle altre
collaborazioni, quest’aspetto si propaga ancora. Sul palco, nelle
improvvisazioni, si confrontano e si raccontano storie indicibili. Oltre al
narcisismo del raccontarsi c’è la necessità di ascoltare, di comunicare, la
necessità degli altri. Per me la voce è il suono di un vissuto che vuole
incontrare altri suoni».
L’artista è il l’interfaccia/portavoce di un collettivo, JDL
infatti si avvale di un’équipe per produrre cross-eventi «il festival Lugocontemporanea,
quest’anno alla IV edizione, ospita nella città di Lugo di Romagna una rassegna
artistica che accoglie al suo interno forme espressive e linguaggi artistici
della contemporaneità, le possibili contaminazioni che queste suggestioni
“sperimentali” possono realizzare in combinazione con la musica. Nell’edizione
di quest’anno – da oggi fino al 26 luglio ndr – lo spazio artistico sarà
il centro storico, nel suo insieme. Un “inedito sembiante” di un’unica grande
installazione en plain air insieme visiva e sonora. Un nuovo
volto per il centro urbano, illuminato dalle installazioni di luce di Mario
Nanni, progettista di fama internazionale, per dare
la possibilità di vivere la dimensione di uno spazio abituale in modo
alternativo, completamente occupato dall’arte. E poi performance di musica e
poesia con Alda Merini, l’artista statunitense Bill Elm – leader dei Friends
of Dean Martinez…».