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Incontrare i Subsonica è un impegno che stringe il cuore, smagrisce le convinzioni. Un impegno sputato a forza sui palchi. Con la parola che graffia il fondo. Cade sulle cose e le schianta di vero. Demoni da espellere al buio, con gesti sintetici.

Con Samuel, Max e Ninja parliamo dell’altra faccia della Generazione X 2.0. Dell’incertezza. Dell’impossibilità di coniugare il presente, infinito, al futuro. Uno storno dilatato all’immagine. Di vita felice, ma su delega al Mercato. Ripartire dai rapporti, invece. Dalle relazioni.

Mi costruisco un immaginario dell’incontro solo ora. Dopo aver letto Gomorra di Roberto Saviano, a cui i Subsonica hanno dedicato Piombo – live in anteprima esclusiva sul blog. Un libro che emoziona la gola e gli occhi. Di lacrime in punta d’emergere, di indignazione diluita a rabbia. La stessa che ritrovo nella voce bella di Samuel, anche quando ci incontriamo a Torino, tutti e due con la gola scartavetrata da un’influenza comune.

la video-intervista parte 1

la video-intervista parte 2

L’intervista inizia con Ninja «Nel nostro ultimo album L’Eclissi si trova molta della realtà vissuta dalla GX2.0: la perdita del senso d’identità, la logica dell’USA&getta, lo sconcerto rispetto alle prospettive future». Un racconto, una denuncia analitica che ha affrontato «un fermento: l’ansia da connettività di comunicazione, le forme alternative di esistenza – come la scelta di un nickname – il vuoto rumore di fondo che permea una generazione senza stabilità».

Generazione USB: iPod e cuffie, quelli che incontri ai live. «Con i Subsonica ho potuto vedere da vicino tutta l’Italia, vissuta dai ragazzi di 15-25 anni» dice Samuel. «Uno scambio emotivo, che ci ha fatto rendere conto che queste persone non sono soddisfatte. Neanche di come si tende a rappresentarle». Ed ecco dunque il perché dello spazio virtuale. Della necessità della comunicazione digitale. «È a questo tipo di persone che ci sentiamo vicini. Viviamo la stessa insoddisfazione. Che cerchiamo di combattere con la nostra musica: è importante avere un piccolo spazio di espressione». Il progetto Subsonica infatti «è una piccola factory che agisce nel “Mare Mediatico”, sfruttandolo come codice». Manipolando concetti e suoni. Una cinetica d’estrazione. Di meccanismi sintetici.

Nel legame Tecnologia e Creatività, dice Max «c’è un lato positivo equivoco: la tecnologia è uno strumento di isolamento individuale se evita il rapporto». Più importante di una mono-dimensionalità a portata di laptop allora «Rimane il confronto-scontro con la realtà: il Web è una forma di comunicazione collettiva, in cui si decide Chi Come Quando Dove. Ma nel processo creativo è meglio l’errore…senza spiazzamento non esiste creatività».

Samuel, seduto sul bordo delle poltrona, si muove piano. Per la voce dei Subsonica è l’uso che distingue le forme «Ogni Rivoluzione deve cercare di utilizzare la Macchina, è un processo di consapevolezza: con i Subsonica stiamo arrivando al 3.1». Alla collisione sonora, all’errore ascoltato.

Poi. La creatività è un processo Open Source «Ognuno di noi ha maturato singolarmente un’esperienza e un know-how tecnologico», dice Ninja «ma nei Subsonica la somma è maggiore dei singoli». Un crash che ha prodotto esperimenti di scrittura partecipata, come il racconto nato casualmente e poi scritto in modalità collettiva in occasione del lancio de L’Eclissi «Max si è divertito a scrivere un inizio tipo romanzo noir italiano, da lì la cosa è cresciuta. Al racconto hanno partecipato autori come Wu Ming, Ragagnin,… e gli stessi user». Fino a divenire un contenitore di informazioni: oltre la tracklist, titoli, video e testi – usciti prima della pubblicazione dell’album. Un’applicazione 2.0 mai usata prima (come la “scelta necessaria dei Radiohead” contro la Belva da profitto, il Mercato discografico ndr).

Ma come si esprime la formula Subsonica? «Ci siamo divertiti a sostituire con le Trasformate di Lorenz (formule matematiche ndr) le lettere che formano Subsonica: andando avanti nel game, le trasformate mettono in relazione un evento dello Spazio-Tempo con due sistemi che si muovono». Il postulato della relatività ristretta declinato in Musica, perché «Nei Subsonica c’è un sistema sincrono con la contemporaneità, che si esprime attraverso linguaggi ritmici e arrangiamenti, sistemi della forma canzone, melodie armoniche… è in questa relazione che sta il suono dei Subsonica». Un suono sintetizzato. Coesistente.

Spesso nel reportage si è parlato di supereroi, per Samuel è «Qualsiasi produttore o musicista che ci emoziona. Poi… Silver Surfer, per la sua poetica nell’evoluzione del personaggio». Per Max invece «La Marvel: l’Uomo Ragno (problematico), la Torcia Umana (la libertà),…anche se da bambino il mio preferito era Falcon». Per Ninja «Bud Spencer e Terence Hill, che vedo come un’unica entità… e poi Actarus, e le metodologie di MacGyver per risolvere la realtà».

Immagini e personaggi di una Generazione. Tracce di ricordi di ragazzi cresciuti, che raccontano vita in suoni dance. Di rock metallico. I Subsonica sono una linea trasversale, che ci rappresenta tutti. A 20 anni come a 30. Una generazione a cui appartengono anche due autori presenti nelle canzoni dei Subsonica, Canenero (sugli abusi sessuali di familiari su minori, premiata da Amnesty 2008) e Piombo, dedicata a Roberto Saviano. «Saviano e Giuseppe Genna hanno questa modalità di racconto dall’interno che si accorda bene con i testi de L’Eclissi…».

Un’analisi semplice, un’urgenza di linguaggio. Come la formula senza sovrastrutture dei Subsonica, che infine della GX2.0 dicono «Quello che vediamo dai palchi è l’immagine di un pubblico onnivoro, ragazzi con codici diversi che vivono insieme, coordinate di un mondo subsonico in cui coesistono persone differenti, non nello stile ma nelle modalità». Piani che coincidono nei percorsi, nel senso dei rapporti e delle relazioni.

Con i Subsonica finisce il reportage sulla GX2.0. Ho attraversato molti luoghi in questo viaggio. E i luoghi non sono mai solo città da visitare. Sono i volti che guardi, le emozioni. Gli aerei atterrati, i treni presi a volo. Le autostrade. È cambiato il tempo, ogni volta. E nel tempo, la grammatica delle parole, sintesi dell’accadere. Di Generazione in Generazione…

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  • mauro |

    ribellarsi…tempo…materia…luogo…musica come hardware dove il software è l’idea…difficile…con…
    bello ma come finisce?

  • Marco |

    Nessuna cellula può ribellarsi all’età anagrafica. La
    speranza non esiste. Sono generazione X 2.0. Devo esserlo.
    Con gesti sintetici.
    Non è tempo analogico, questo, non è tempo per
    la bellezza. E’ tempo di quark digitali e di protesi per decodificarli.
    In un universo che non si unifica.
    Che non.
    Si.
    Unifica.
    Allora i titolati dell’immaginario ci sibilano la soluzione:
    trasformare la lettera R in un punto, in un dot.
    Il dot che determina l’estensione dei nostri file esistenziali.
    Ed ecco che con questa estensione gli agglomerati di materia,
    quark di spin semintero che solo grazie all’estensione le nostre protesi
    riconoscono, si rivelano.
    E quei cluster si fanno Se.ata. Ape.itivo al Gan.baa.
    Sma.aat.
    E allora si può imparare che Gianca.alo è un luogo mentre un lungofiume
    uscito da un incubo di Marcovaldo è la porta per il nuovo nirvana.
    Non è tempo per vedere che il suono e la musica sono importanti
    né per svelare l’ipocrisia di pensare che servano solo per raccontare la
    generazione quando di fatto possono compilare una generazione.
    Musica come hardware, dove il software è l’idea.
    E se il software si chiama Vuoto 3.0 allora verrà compilato Vuoto 3.0.
    Il nuovo standard. Spacciato per sistema open source.
    Vista Sonica uber alles. Generazione X 2.0.
    Il vuoto. Ma scritto difficile.
    Siamo diventati 2.0 quando abbiamo iniziato a vantarcene.
    Coesistente.
    Voglio scoprire se posso contribuire alla compilazione.
    Farò un g.uppo. Ci chiameremo Biomusica.
    Biomusika con la k sarebbe da 1.0.
    Allora ci facciamo chiamare Bia, Fefo, Hub, e cantiamo
    per 2’30” su una sola nota.
    Cinetica d’estrazione.
    E cinetica.
    D’estrazione.
    E.
    Sopravvivere, travestirsi da W o sperare negli Y e negli Z?
    Volere di più, o ci meritiamo quello che avremo:
    tutt’al più un un mod per i Mod.
    Con gesti sintetici.
    Con.

  • Milly |

    Da quel che avevi scritto avevo capito che ci fosse una terza parte.
    L’articolo su Atlas Ufo Robot l’ho letto l’altro giorno e che ti devo dire? Grande! Anche la gx0.0 comunque è rimasta fulminata! Insalata di matematica, ti dico solo insalata di matematica 😉
    Ciao
    Venusia…seeeeeeee, pare vero! 😉

  • mauro |

    a Noeyalin: sospensione di giudizio perchè non importa ciò che pensa il media, ma quello che pensa chi legge…il media deve “guardare dietro” e, se può, portarlo avanti…questo il compito, grazie ancora per la fiducia a chi questo media lo prova a muovere in direzioni che reputa interessanti

  • mauro |

    purtroppo non c’è “altra parte di intervista”: la parte 1 e la parte 2 sono i due blocchi di un’intera puntata dedicata (di materiale ulteriore ci sono le chiacchiere che non sono finite in video, gli errori che forse rappresentano di più di ciò che si vede, e che rimarranno però a casasonica, come materiale di archivio, e nei miei occhi/orecchi – vista l’incontro piacevole e difficile, nel senso di confronto: personale e di relazione, con questo gruppo). le 2 parti della videointervista comunque esauriscono un po’ tutti gli argomenti sui quali ci siamo confrontati, con il taglio “subsonico”: musica, gx2.0, scrittura, supereroi, mondo subsonico, opens source vs closed source…
    a proposito di argomenti interessanti, secondo me la puntata sul teletrasporto meriterebbe attenzione: ricercatori italiani (all’estero), e quella su goldrake, con i 2 extra, esilarante…oltre a essere un altro “oggetto” importante per la crescita della gx1.0, la mia…:)
    l’informazione e il contenuto rendono interessanti le letture, se sono presenti in questo blog non faccio altro che il lavoro che reputo più aderente alle mie passioni
    grazie

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