labbra.2

Zingari_1





Così lei non mi aveva accarezzato, l’avevo fatto già io per tutti e due, sarebbe stato invadente. E lei non lo è. Ci eravamo tenuti stretti senza farci vedere per tutto il tempo. Minuti rubati mentre gli altri fingevano di non vedere, si distraevano di non sentire. La vita è sempre difficile da guardare quando ti sembra che vada a pezzi.

Gliele avevo tenute strette anch’io quelle mani buffe, con i nodi di mare, della Sicilia che tira le reti al mattino e guarda in faccia, ruvida, con la sicurezza sfrontata di una terra dipinta col rosso, che parla stretto, come i nodi alla gola che non ci vanno mica giù, li devi ingoiare.

Mi aveva stretto sempre, e la dovevo baciare. Glielo dovevo, come lei a me, aveva detto. Non mi era mai capitato di dover baciare qualcuno, di doverlo fare. Però l’ho fatto volentieri, grazie.

Alla fine il sole e le foto sono scomparse, il rullino non so più neanche che fine abbia fatto. Lei invece si, la vedo ancora sulla strada mentre me ne vado, come in bianco e nero. Che non si è voltata mai neanche un momento a guardarmi che andavo. Perché se parti non sei lì, semplicemente vai via. E ognuno la guerriglia la fa dove sceglie, con i compagni che deve, o che vuole. E chi parte si saluta ma senza dolore, perché poi non sono i colpi che uccidono, è la debolezza dei sentimenti. Che tutto piegano e tutto tolgono. E invece la sopravvivenza è l’unico bene che abbiamo. Così spero ti sia dimenticata presto di me, intendo. Ma anche no. Che egoisticamente se posso non si sa mai.