facebook, una riflessione in vista della quotazione (in borsa)

Mi è capitato di scrivere per Class di questo mese la cover story: Internet, Twitter e l'Era post-PC – con dati, confronti, implicazioni socio-tecnologiche e con un confronto tra Dorsey (Twitter) e Zuckerberg (Facebook).
Ispirato da quelle riflessioni, ecco un pezzo "mirato" sul futuro di Facebook che sarà quotato in Borsa tra un mese più o meno. 

MarkZuckerberg

Vi siete già collegati oggi dall’iPhone per vedere cosa fanno i vostri amici su Facebook?
Facebook è IL social network. La rete sociale più famosa del mondo conta oggi quasi 900 milioni di utenti attivi che si collegano almeno una volta al mese. È dunque il terzo “paese” della Terra: l’Unione Europea è 500 milioni di persone; l’India 1,2 miliardi; la Cina 1,3 (fonte: ONU 2010).
Che siate pro o contro Facebook (e già potremmo parlare di questo atteggiamento “semplicisticamente binario”, come direbbe il suo fondatore) dietro ogni grande idea c’è un grande uomo.
Nel caso di Facebook il volto è quello di Mark Zuckerberg, l’uomo che – nel bene o nel male – ha inaugurato la nuova stagione di Internet e sta contribuendo a creare il futuro delle nostre vite online: l’Era dei Social Network!
Americano dello stato di New York, enfant prodige dell’informatica, faccia da bravo ragazzo, bianco (anzi di razza caucasica) guance rubiconde e capelli rossicci, Zuckerberg compirà 28 anni il prossimo 24 maggio… e sarà un mese piuttosto importante sia per lui che la sua creatura.
Chi è Mark Zuckerberg?
Per molti un genio che ha rivoluzionato il modo di stare in Rete, per alcuni un nerd. Per altri, il “nuovo” Steve Jobs: come il fondatore della Apple, il CEO di Facebook ha talento, spregiudicatezza, capacità imprenditoriali. I suoi detrattori dicono che ha “preso a prestito” l’idea di Facebook da suoi ex colleghi universitari… Ma questa è storia, anzi, sono le regole del gioco. E, come sintetizzava bene il film The Social Network (2010) di David Fincher: «Non arrivi a 500 milioni (era il 2010 ndr) di amici senza farti qualche nemico».
Facebook è pronto a sbarcare in Borsa – quotazione 5 miliardi di dollari (!) – e Zuckerberg detiene il 28,4% delle azioni. Se fosse tutto confermato, per l’Economist Zuckerberg andrebbe al 1° posto nella graduatoria per età dei più ricchi del pianeta (a 23 anni è già diventato il più giovane miliardario della storia – fonte: Forbes 2008 – oggi guadagna 500mila dollari l’anno+bonus).
Zuckerberg, il nuovo Steve Jobs?
Come Jobs fa parte della ristretta cerchia della Nerdism supremacy i quattrocchi superintelligenti che, attraverso la tecnologia, hanno anticipato molto di quello che oggi ci ostiniamo a chiamare realtà: figli degli anni Ottanta, di telefilm come Riptide o Automan, dell’IBM, di film come Ritorno al Futuro e War Games.
Zuckerberg condivide con Jobs quel background genetico-informatico. Il fondatore di Apple è stato in grado di plasmare strumenti che ormai sono/rappresentano il nostro quotidiano (quante volte al giorno “toccate” il vostro iPhone?) Ha creato questo mondo, quello che vi circonda. Per questo è divenuto emblema del nostro iTempo.
Zuckerberg ha ancora molta strada da fare, finora ha ideato un luogo virtuale dove scambiare il bene più prezioso dell’uomo contemporaneo alias homo technologicus: l’informazione.
L’idea di Facebook venne a Zuckerberg e ad alcuni suoi amici (Eduardo Saverin, che dopo alcune dispute detiene ora il 5% della Facebook Inc.; Chris R. Hughes, attuale proprietario della rivista liberal the New Republic) mentre studiavano ad Harvard: «La gente vuole andare su Internet e curiosare sugli amici»… La battuta è di Jesse Eisenberg che, in The Social Network, impersona Zuckerberg. E la carriera, la sicurezza (ai limiti della sfacciataggine) di Zuckerberg è tutta qui.
Nell'aver capito che l'uomo è sempre lo stesso e vuole sapere: «Cosa si dice in giro», che valeva nelle piazze dell’antica Grecia così come vale nei centri commerciali, oggi.
il trailer del film
 
L’idea di Facebook
La “connettività” è la possibilità di vedere cosa fanno gli altri, è il desiderio di essere sempre in contatto, di evitare (come la peste) la solitudine. Un ponte aperto con amici, avatar di amici, conoscenti ed estranei conosciuti in Rete, che sintetizza e riduce il senso della nostra società "networkizzata".
Se Internet è stato la “rivoluzione”, Facebook ha trainato il nuovo corso delle reti sociali (Twitter in testa). Ciò ha anche un risvolto psicologico, che Zuckerberg ha intuito: quando ci mettiamo davanti a Facebook il nostro “io” riconosce gli altri, si dissocia scrivendo post, condivide link, altera il proprio status a seconda di ciò che accade all’esterno. E la nostra identità – anche quella digitale – è composta e si (ri)forma in base agli input che riceve dal contesto. Molti si domandano se Facebook sia “bene” o “male”, se il monstrum abbia senso; se è giusto che i social network detengano le informazioni, e siano sempre più integrati con il marketing; se non sia una nuova forma di dipendenza?
In effetti, sì, come le altre. Ma Internet dà gli strumenti per evitare le dipendenze. E ciò che viene proposto online, posso sempre rifiutarlo!
L’uomo è munito di sistema immunitario e, in qualche modo, può metabolizzare i cambiamenti, nella lotta tra produzione e distruzione che da sempre ci contraddistingue nell’evoluzione.
Zuckerberg o no, Internet è il vero patrimonio! Rappresenta la scoperta. Il viaggio più importante, che ci accompagna dalla notte dei tempi: la ricerca e l’avventura.
Rimane da sapere una sola cosa: che succederà ai nostri dati caricati su Facebook?